Biblicamente

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Santa Maria madre di Dio


Foto di Carlo Zibecchi

Il tema della meditazione di oggi forse non tocca il nucleo essenziale del messaggio evangelico, che resta la giustificazione per grazia mediante la fede, ma è sicuramente uno dei più popolari argomenti di discussione quando si parla di differenze tra cattolici e protestanti. Si dice, infatti, che i protestanti non credono nella madonna e nei santi. Il problema, invece, è più complesso ed è importante. Non può essere riassunto in quella affermazione fuorviante. Il personaggio di Maria di Nazareth è fondamentale per il protestantesimo. Certo, non dà luogo a quel settore teologico dogmatico specialistico che per i cattolici è la mariologia, ma illustra i passaggi decisivi della storia della salvezza dell'umanità.

Vorrei iniziare con tre date storiche e con gli eventi ad esse connessi. Gerusalemme, metà del quinto secolo avanti Cristo (458-7 ca). Lo scriba Esdra raggiunge la città che da qualche tempo ha riaccolto gli ebrei esiliati in Babilonia. È il periodo della ricostruzione del Tempio e delle riforme politiche e religiose che interessarono il popolo d'Israele in quegli anni. La riforma di Esdra era ispirata alla diffusione e alla conoscenza della Legge e alla formazione di un gruppo nutrito di sacerdoti e di luoghi di culto, necessari per la conoscenza e l'osservanza della Legge. La riforma voleva fare del popolo d'Israele un popolo di veri ebrei, cioè limitato a coloro che possono dimostrare, con documenti genealogici, la propria discendenza dagli ebrei esiliati. Chi non dimostra la propria purezza razziale e rituale è considerato un bastardo. Ma non tutti in Israele accettarono questi principi. Una parte del gruppo sacerdotale guidò un'opposizione che si espresse nella compilazione di alcuni libri confluiti nel canone della bibbia ( che dimostrano con la loro presenza che la bibbia non è sempre unitaria). Sono il libro di Giona, il libro di Giobbe e il libro di Rut. Quest'ultimo è un'opera di grande bellezza, percorsa da storie d'amore e d'affetti, di preoccupazioni, trepidazioni e speranze di persone umili e povere. Il libro si conclude facendoci sapere che Rut è antenata diretta del re Davide: Rut generò Obed, che generò Iesse che generò Davide. Questa genealogia diventa però più interessante se sappiamo che Rut non era israelita, ma proveniva dal paese di Moab, un paese non amico, contro di cui parlarono spesso i profeti. Ecco dunque il significato di quella genealogia. Gli autori del libro di Rut sostenevano che, secondo le leggi di Esdra, anche il re Davide, simbolo dell'alleanza tra Dio e il suo popolo, sarebbe stato impuro e bastardo, perché discendente da Rut la moabita.

Questa storia, così lontana nel tempo dalla storia di Maria di Nazaret, ha in ogni modo dei legami con essa. Legami biblici, intessuti dalla Scrittura.

Seconda data, 74-80 dopo Cristo, in una chiesa orientale, forse in Siria, forse in Fenicia. Un cristiano che fu chiamato Matteo, nel redigere il Vangelo che porta questo nome, comincia la sua narrazione con una genealogia: la genealogia di Gesù. Anche questa non è un'arida raccolta di nomi, ma vuole esprimere un senso, una raccolta di segni significativi. Tra questi spicca la presenza, in una genealogia patrilineare, di cinque donne. Sono Tamar, Raab, Rut, Betsabea e Maria. Queste donne citate non sono nel numero delle antenate celebri: Sara, Rebecca, Rachele. Quanto a celebrità nella storia nazionale sono, rispetto a queste, di statura inferiore. Matteo le cita probabilmente perché entrano nella storia della generazione di Gesù in un modo poco rituale. Tamar era la nuora di Giuda, figlio di Giacobbe. Non riuscendo a diventare madre attraverso i figli di Giuda, con uno stratagemma si finse una prostituta e si unì al suocero, generando così uno degli antenati di Cristo. Raab era una prostituta di Gerico che favorì la presa della città da parte di Giosuè. Rut, come si è detto, contaminò la purezza razziale del suo discendente Davide. Betsabea, madre del re Salomone, si unì al re Davide attraverso una storia torbida, caratterizzata da un adulterio e un omicidio.

Queste sono le donne che, nella genealogia scritta da Matteo, precedono Maria di Nazaret. Sono donne che producono contaminazioni, sono donne che producono imbarazzo, che creano problemi morali. E Maria? Conosciamo la storia. La ragazza di Nazaret era fidanzata ad un giovane giusto, di nome Giuseppe. Prima che andassero a vivere insieme, Maria si trovò incinta per opera dello Spirito santo. È quasi sempre così. Quando lo Spirito santo agisce c'è sempre qualcosa che va storto, qualcosa che non va come dovrebbe. Almeno secondo le consuetudini e i valori consolidati. Perché è vero. Questo intervento dello Spirito ha prodotto nella storia della cristianità il tema della concezione verginale di Gesù. Tema fondamentale per il cattolicesimo, ma che ha attraversato anche fior di teologie protestanti. Tema sicuramente glorioso, ma che sia per ragioni di rispetto, che per ragioni che riguardano l'economia del mio discorso, non voglio trattare. Perché quello che mi sembra importante è che anche qui, nel caso di Maria, e per opera dello Spirito santo, noi ci troviamo nell'ambito di quelle storie d'imbarazzi, di problemi, di storie d'amore e d'affetto forse non lineari ma umane, storie di persone umili e povere, storie di donne che non potevano avere figli o che li hanno avuti nel modo sbagliato. Per i suoi conoscenti Maria non ha rispettato le promesse di fidanzamento, e quindi è una donna disonesta. La risposta di Maria a tutto questo groviglio intricato è altissima e semplicissima: sono la serva del Signore, avvenga di me ciò che lui ha detto. Dall'abbassamento dell'umiltà l'accettazione della volontà di Dio. Lo smarrimento ed il coraggio. La risposta della fede: l'anima mia esalta il Signore e il mio spirito si rallegra per Dio mio salvatore, perché volse lo sguardo alla sua umile serva. Ecco, d'ora innanzi tutte le generazioni mi chiameranno beata, perché l'onnipotente ha fatto per me grandi cose e il suo nome è santo.

Terza data, 431 dopo Cristo, Efeso in Asia minore. Luoghi e periodi di grandi discussioni tra cristiani. Il cristianesimo si era sviluppato in Oriente attraverso dolorose lacerazioni e accesi dibattiti. Un nuovo problema era sorto. Era difficile per alcuni cristiani, che potremmo definire spiritualisti, accettare completamente l'umanità di Dio. Dio abita le sublimi altezze, noi no. E anche per il figlio di Maria, per Gesù di Nazaret, non sarebbe possibile fare maggiore chiarezza razionale con precise distinzioni? Per esempio si potrebbe dire che Gesù, il figlio di Maria, fosse solo un uomo, certamente eletto , ma perché guidato e ispirato dall'alto dal vero Cristo, eterno e veramente divino. Il figlio del Padre, divino, il figlio della madre, no. Il Cristo Dio in alto e Gesù in basso, legati, ma non uniti nella stessa persona. Ecco un modo semplice e ragionevole per salvare la divinità di Dio senza contaminazioni e mescolanze con questo mondo impuro. Tutta la chiesa di allora si riunì in concilio nella città di Efeso e decise che no, che non è così. Decise che Cristo è figlio del Padre e anche figlio di sua madre. E per esprimere in una formula questo concetto dichiarò Maria "madre di Dio". La formula potrebbe apparire sorprendente ancora oggi. L'incarnazione e l'umanità di Dio sono una cosa seria. Indicano abbassamento e annientamento. Indicano la rinuncia di Dio alla propria sacralità e separatezza. Indicano la rinuncia di Dio alla propria purezza. E tutto questo attraverso i corpo di una donna. Così Gesù Cristo, il Signore è nato di donna.

Possiamo rivedere adesso la solidarietà di Maria con le altre donne della genealogia di Matteo. Tutte quelle donne rompono, in un modo o in un altro, l'ossessione della purezza. Della purezza morale, della purezza etnica, della purezza della Legge. Maria rompe e contamina, con le sue viscere, la stessa purezza sacrale di Dio. Nel suo corpo accade, proprio seguendo la formula di Efeso "madre di Dio", nel suo corpo accade che Dio non resta puro nella sua spiritualità, nelle sue altezze. Dio si mescola con la carne di Maria, con il suo ventre. Per questo motivo noi diciamo ai fratelli cattolici, con rispetto, ma con fermezza, che non siamo d'accordo con la santificazione di Maria, con il suo culto sugli altari. Maria appartiene alla storia delle mescolanze e degli imbarazzi, al mondo delle grandi problematicità e delle grandi contraddizioni. Appartiene al nostro mondo umano, all'intrico irrisolvibile di speranze e di miserie, di umiliazioni e di preghiera. Nella sua lode del Magnificat c'è tutta la voce dei poveri, di chi è tanto povero che non può che sperare in Dio, in un Dio che innalza gli umili e che ricolma di beni gli affamati. In questo mondo la ragazza di Nazaret sta come nella sua casa. Il mondo della purezza celestiale non l'ha mai conosciuto.

Amen

Fabrizio Oppo

NEV

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